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MORTE DI UNA COMMESSA (dietro le "quinte")

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Dietro le quinte de "MORTE DI UNA COMMESSA" Anni or sono andai a trovare un mio vecchio insegnante delle scuole superiori. Era un quarantenne alto, sportivo, che portava una barba color tabacco che gli adornava il volto in modo arruffato, dando l'impressione d'essere un tutt'uno col groviglio di capelli che gli copriva la testa. Ma soprattutto era un matematico e abile programmatore: un fuoriclasse in ambo gli ambiti. Eccentrico, sarcastico e spesso al centro di accese diatribe che non risparmiavano il corpo docente. Per me era il numero uno: ho imparato più da lui che da qualsiasi altro; ed ero sempre dalla sua parte, anche quando questo significava remare contro la maggioranza, studenti o insegnanti che fossero. Diventammo amici, tant'è che, a conclusione degli studi, mi invitò a casa sua per mostrarmi quella che aveva ribattezzato la stanza sacra , ovvero lo studio ove lavorava ai suoi progetti e nel quale trascorreva il tempo migliore. Al centro della gros...

Lo strano viaggio di Domenico Molo (Il Sacrilegio) - Racconto di Dino Buzzati del 1938

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Il Sacrilegio, racconto di Dino Buzzati (1938) Inauguro oggi una nuova sezione del blog: LENTE sulla narrativa . Farà da apripista ad una seconda , che si focalizzerà esclusivamente sul genere poliziesco, e i suoi dialetti . L'opera narrativa che metterò sotto la lente (ovvero di cui parlerò minutamente, non tralasciando eventuali considerazioni personali) è un racconto di Dino Buzzati pubblicato nel 1938 col titolo de Lo strano viaggio di Domenico Molo . Uscì settimanalmente (tra il mese di Ottobre e Novembre)  sul periodico OMNIBUS (fondato da Leo Longanesi, giusto un anno prima) . OMNIBUS ANNO I - N.34 (20 NOV 1937) Successivamente, fu inserito in una raccolta di racconti tutt'ora in commercio (I sette messaggeri) , col titolo de Il sacrilegio . Da una ventina d'anni colleziono Premi Strega. Ed è così che ho cominciato a leggere seriamente Buzzati, quando mi arrivò a casa il volume vincitore dello Strega nel 1958: Sessanta racconti , di Dino Buzzati. Dopo quella lett...

Un amore piccolo piccolo

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  Un amore piccolo piccolo Quell'amore era stonato e da un orecchio pure sordo, sicché io smarrito gli mentii, perché esso mi raggiungesse. Ma la premura sua fu così cieca e il passo bieco, che seppe vedere solo quello che più non sapeva provare. Ordunque scivolò oltre, ove l'inganno delle membra sollazzava gli occhi.

Sincronicità

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  Sincronicità A ventun anni facevo lo studente, mangiavo pizza cinque giorni su sette e vivevo in un buco da quattrocentoottantaquattromila lire al mese; nella zona est della città.      Ricordate la réclame delle caramelle Polo? Si chiudeva con una voce maschile, imperturbabile, che declamava un artico editto: Polo, il buco con la menta intorno .      Ecco, il mio buco era simile, solo che intorno, invece della menta, c’erano palazzi abitati da pupazzi, che non vedevo mai. Sapevo ch’erano gremiti di gente, lo testimoniavano pure le antenne che, a bizzeffe, spuntavano fitte fitte sopra i tetti. Ma per me erano costruzioni fantasma. Tutti conoscevano tutti, ma io non conoscevo nessuno, se escludiamo i malcapitati che fluttuavano attorno (e dentro) al mio stesso residence. Residenza in cui vissi due anni e, a parte qualche piacevole fuoriprogramma, il bilancio fu decisamente negativo.      Vi racconto solo com’è che me ne andai, di punt...

Equilibrio

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Equilibrio Farò sempre a meno di chi sa fare a meno di me.

Anacronistico

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Anacronistico «Aspetta, figliuolo! Non te ne andare così, parliamone!», mi corse dietro mio papà.      «Non mi piacciono le ragazze di oggi», gli dissi stizzito, inchiodandomi sull'uscio.      «E come fai a dirlo? Ce ne sono così tante!», tentò di ammansirmi. «Non ti ho per caso insegnato che non bisogna mai generalizzare? Che non bisogna mai fare di tutta l'erba un fascio?», completò il treno dei cliché menando in aria un dito ammonitore.      «Non mi piacciono le donne con i tatuaggi», sentenziai apatico.      «Ma figliuolo...», spalancò le braccia ed esclamò: «Oggi sono tutte tatuate!», all'ultima sillaba accodò un ineffabile sorriso lapalissiano.      «Appunto», dissi io, e me ne andai.

Per un pugno di delusione

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  Per un pugno di delusione Certe volte, la delusione è tutto ciò che resta d'una aspettativa troppo pasciuta .

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