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Visualizzazione dei post da marzo, 2024

MORTE DI UNA COMMESSA

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Anni or sono andai a trovare un mio vecchio insegnante delle scuole superiori. Era un quarantenne alto, sportivo, che portava una barba color tabacco che gli adornava il volto in modo arruffato, dando l'impressione d'essere un tutt'uno col groviglio di capelli che gli copriva la testa. Ma soprattutto era un matematico e abile programmatore: un fuoriclasse in ambo gli ambiti. Eccentrico, sarcastico e spesso al centro di accese diatribe che non risparmiavano il corpo docente. Per me era il numero uno: ho imparato più da lui che da qualsiasi altro; ed ero sempre dalla sua parte, anche quando questo significava remare contro la maggioranza, studenti o insegnanti che fossero. Diventammo amici, tant'è che, a conclusione degli studi, mi invitò a casa sua per mostrarmi quella che aveva ribattezzato la stanza sacra , ovvero lo studio ove lavorava ai suoi progetti e nel quale trascorreva il tempo migliore. Al centro della grossa camera, v'erano scrivania e computer. Tre delle

Dino Buzzati: Lo strano viaggio di Domenico Molo (Il Sacrilegio)

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Inauguro oggi una nuova sezione del blog: LENTE sulla narrativa . Farà da apripista ad una seconda , che si focalizzerà esclusivamente sul genere poliziesco, e i suoi dialetti . L'opera narrativa che metterò sotto la lente (ovvero di cui parlerò minutamente, non tralasciando eventuali considerazioni personali) è un racconto di Dino Buzzati pubblicato nel 1938 col titolo de Lo strano viaggio di Domenico Molo . Uscì settimanalmente (tra il mese di Ottobre e Novembre)  sul periodico OMNIBUS (fondato da Leo Longanesi, giusto un anno prima) . OMNIBUS ANNO I - N.34 (20 NOV 1937) Successivamente, fu inserito in una raccolta di racconti tutt'ora in commercio (I sette messaggeri) , col titolo de Il sacrilegio . Da una ventina d'anni colleziono Premi Strega. Ed è così che ho cominciato a leggere seriamente Buzzati, quando mi arrivò a casa il volume vincitore dello Strega nel 1958: Sessanta racconti , di Dino Buzzati. Dopo quella lettura, che per me fu folgorante, cominciai a inte

Un amore piccolo piccolo

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  Quell'amore era stonato e da un orecchio pure sordo, sicché io smarrito gli mentii, perché esso mi raggiungesse. Ma la premura sua fu così cieca e il passo bieco, che seppe vedere solo quello che più non sapeva provare. Ordunque scivolò oltre, ove l'inganno delle membra sollazzava gli occhi.

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