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Era solo un treno

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Nel mio cielo s'aprì uno squarcio, un lampo improvviso e trasalii. «Mi accompagni alla stazione?», dalla sua voce mi resi conto che a tremare ero solo io. «Non farmi prendere il tassì, così ci salutiamo, no?», come se fossimo due vecchi amici, il cui fine ultimo era quello di spartirsi quattro baci sulle guance: caro, cara, è stato un piacere e tanti saluti.      Sei scatoloni 30x30x30 erano tutto ciò che rimaneva di sette anni passati a dirsi ti amo . Quella ch'era stata la locuzione più avvolgente, che consideravo d'arrivo e crociera, avevo finita per odiarla. Così come m'odiavo io: perché trincerato nel mutismo ero solo un povero stronzo, che non vedeva ciò che, forse, era sotto gli occhi di tutti.      La notte appena trascorsa la passai a sbraitare con la giugulare che lievitava assieme alle urla che tiravo e le frasi che imbastivo, sempre le stesse: perché non capivo. «Cos'è successo! Perché non parli con me! Abbiamo fatto l'amore fino all'altro ieri...

Come ago, in ogni mia cruna.

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Ti voglio in ogni mia cruna Ero come un'ombra, che caliginosa, fendeva tenebre, e vicoli. Quell'odore mi devastava tanto quanto m'era ignoto. Mi s'infilava come ago, in ogni mia cruna. Ero come un animale , alla Sua mercé. Sfondai quel che rimaneva del pertugio e me la ritrovai lì, in fondo alle scale, con quella veste che corvina nulla celava e tutto m'offuscava: fuorché l'origine della pazzia, ch'era la mia. Manco dello sguardo ebbe a degnarmi. Gli archetti carezzavano lo stelo,  il tulipano prillò e il nettare che ivi v'era confinato s'agitò in cavalloni. S'agitarono pure le sue gambe,  che come sipario mi s'aprirono dinanzi. E poi ancora, me le sventagliò dirimpetto come un'aguzzina  che beata, godeva. Mi ci scagliai famelico, ma caddi a terra, e alle mani un legaccio. Fu allora, che nel silenzio, ella m'erudì. Il Barbaresco ,  impetuoso come un solitone debordò dal...

Penetrami con gentilezza, finiscimi in versi

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Così come dei probi la gentilezza è d'elezione l'arma, così i versi spillano il nettare  col qual del mio amor ti faccio piena.

Scelsi te

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Scelsi te Scelsi te, perché non avevi occhi che per me. Scelsi te, perché era tutto quello che volevo. Scelsi te, perché eri tutto quello che non m'era mai piaciuto: ed era tutto insieme. Scelsi te, perché conoscitrice di mondi. Scelsi te, perché saturasti il mio. Scelsi te,  perché l'unico modo per amarti era sorriderti, mentre mi mentivo. Scelsi te, perché avevo bisogno di un vizio, per ricordarmi d'essere ancora un uomo. Scelsi te, perché cieco avevo bisogno d'una prova sorda. Scelsi te, perché fosse chiaro a tutti, quanto io non sapessi scegliere . Ma neanche morire: e scelsi me. M. ( L'uomo dei difetti... )

Cos'è la delusione?

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Cos'è la delusione? Il sospetto d'aver sopravvalutato qualcosa o qualcuno, è una delusione. La delusione più grande, è averne certezza. M. ( L'uomo dei difetti... ) [Post Scriptum] Cos'è la delusione? La esperimentiamo allorquando d'essa il puzzo s'è già profuso a raggiera: q uando ci si paventa dirimpetto, repentina, e ferale. Perché ci mostra quanto la realtà possa esser diversa dal ricamato ovvero dal presagito, auspicato, creduto. Il protocollo è spesso lo stesso: ti si solleva il dubbio che spavaldo si fa tarlo, poi , dato che la solitudine non è mai un buon affare, accade che il tarlo abbisogna d'una tarla e così l'un l'altra avviticchiati, copulando, ne partoriscono di nuovi, e sopraffini. Chi delude è una brutta persona? Nient'affatto. La delusione è spesso un cane che si morde la coda. Deludiamo qualcuno e veniamo delusi da qualcun altro. Bisogna solo imparare a farci il callo: il lavoro sta tutto...

A bruciapelo

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Certe volte uno è malinconico.    La musica è una buona terapia: se sai come ascoltarla. Persone che conosco, allorché tristi, non ci pensano due volte e mettono su qualcosa di allegro, o di potente, che gli permetta di scaricare la tensione e ipotecare il sereno, a stretto giro.    A me non capita mai così.    Quando velato dalla malinconia ovvero vagamente triste (forse inconsciamente) infilo musica delle stesse tonalità del mio umore. Non lo faccio apposta: è come se arrivando con gli occhi giust'appena umettati, invece d'afferrare una pezza e asciugarli, io avessi bisogno di farli sgorgare a più non posso, piangere, e ancora... Fino a quando, stremato, un senso di pace, scevro d'artifizi, m'assale.     E mi vedo lì, steso sul letto, in una sorta di limbo ovattato, con gli zigomi gonfi e le tempie bagnate: e sorrido, adesso.    In quei momenti c'è una canzone, più delle altre, che uso a scopo terapeutico .  Un ...

Racconto breve: La tua fama di maschio, ti precede. Anche da bambino

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Ci fu un tempo in cui conoscevo un ragazzo che conosceva ancora poco la vita.  Quelli, sarebbero stati gli anni suoi più belli. Gli anni in cui il dolore era solo qualcosa che s’ammucchiava al paniere dei sostantivi dello Zingarelli; il suo poi, l’aveva pure ereditato tutto sfilacciato, con pagine scardinate e decorate da caffè in macchie solidali alle orecchie che ne addolcivano gli angoli, ma non i timpani che, puntualmente, venivano frizionati dalle urla della madre. Alle mamme, si sa, le orecchie ai libri non sono mai andate a genio.  Ma non cullatevi sugli allori, perché anche il rigar dritto, non garantisce affatto l’immunità.   Sentite questa. In terza elementare ero diventato bravo e attento. Era un giorno di metà Dicembre, sul finire del pomeriggio. Il profumo del Natale cominciava a permeare il mio umore. E purtuttavia, ero stipato nella mia cameretta da oltre due ore, intento a studiare pagine di sussidiario e fare di conto. Sicché, a un certo p...

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