Come ago, in ogni mia cruna.

Ti voglio in ogni mia cruna

Ero come un'ombra,
che caliginosa,
fendeva tenebre, e vicoli.

Quell'odore mi devastava
tanto quanto m'era ignoto.
Mi s'infilava come ago,
in ogni mia cruna.
Ero come un animale, alla Sua mercé.

Sfondai quel che rimaneva del pertugio
e me la ritrovai lì, in fondo alle scale,
con quella veste che corvina nulla celava
e tutto m'offuscava: fuorché l'origine della pazzia,
ch'era la mia.

Manco dello sguardo ebbe a degnarmi.
Gli archetti carezzavano lo stelo, 
il tulipano prillò e il nettare
che ivi v'era confinato s'agitò in cavalloni.
S'agitarono pure le sue gambe, 
che come sipario mi s'aprirono dinanzi.
E poi ancora, me le sventagliò dirimpetto
come un'aguzzina che beata, godeva.

Mi ci scagliai famelico,
ma caddi a terra, e alle mani un legaccio.
Fu allora, che nel silenzio, ella m'erudì.

Il Barbarescoimpetuoso come un solitone
debordò dal cristallo: stille selvagge si levarono.
Le tinteggiarono spalle e clavicole,
imbrattarono la seta, annaffiarono le cosce
e morirono nel bellìcolo, annegandolo.

Sgattaiolai tra i suoi fuscelli come un furetto,
alla schiena mi s'avvinghiarono poderosi, voluttuosi.
Avevo labbra tumide,
così come tumida era quella mia carne,
che di lì a poco, ci avrebbe sigillati...


Perché mi dai tutto questo, anche?
Perché il cuore me l'avevi già riempito.




M.
(L'uomo dei difetti...)

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