Come ago, in ogni mia cruna.
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Ti voglio in ogni mia cruna |
Ero come un'ombra,
che caliginosa,
fendeva tenebre, e vicoli.
Quell'odore mi devastava
tanto quanto m'era ignoto.
Mi s'infilava come ago,
in ogni mia cruna.
Ero come un animale, alla Sua mercé.
Sfondai quel che rimaneva del pertugio
e me la ritrovai lì, in fondo alle scale,
con quella veste che corvina nulla celava
e tutto m'offuscava: fuorché l'origine della pazzia,
ch'era la mia.
Manco dello sguardo ebbe a degnarmi.
Gli archetti carezzavano lo stelo,
il tulipano prillò e il nettare
che ivi v'era confinato s'agitò in cavalloni.
S'agitarono pure le sue gambe,
che come sipario mi s'aprirono dinanzi.
E poi ancora, me le sventagliò dirimpetto
come un'aguzzina che beata, godeva.
Mi ci scagliai famelico,
ma caddi a terra, e alle mani un legaccio.
Fu allora, che nel silenzio, ella m'erudì.
Il Barbaresco, impetuoso come un solitone
debordò dal cristallo: stille selvagge si levarono.
Le tinteggiarono spalle e clavicole,
imbrattarono la seta, annaffiarono le cosce
e morirono nel bellìcolo, annegandolo.
imbrattarono la seta, annaffiarono le cosce
e morirono nel bellìcolo, annegandolo.
Sgattaiolai tra i suoi fuscelli come un furetto,
alla schiena mi s'avvinghiarono poderosi, voluttuosi.
Avevo labbra tumide,
così come tumida era quella mia carne,
che di lì a poco, ci avrebbe sigillati...
Perché mi dai tutto questo, anche?
Perché il cuore me l'avevi già riempito.
Perché il cuore me l'avevi già riempito.
M.
(L'uomo dei difetti...)
I dipinti di Fabian Perez sono magnifici.
RispondiEliminaIl Barbaresco è un ottimo vino. Pensa che Gianni Brera
li preferiva al Barbera e io sono d'accordo.
Ciao Max.
Ti confesso una cosa, caro Gus: sono un appassionato di vini, specie quelli da meditazione; ho pure un paio di cantinette climatizzate, in salotto. Mi piacciono particolarmente i vini che originano dall'invecchiamento del Nebbiolo (per quanto riguarda i Piemontesi) e del Sangiovese e del Petit Verdot, per quanto riguarda Toscana e Lazio.
EliminaTi ringrazio e ti auguro la buonanotte.
"Perché mi dai anche tutto questo?
RispondiEliminaPerché il cuore me l'avevi già riempito".
E' qualcosa che va oltre la scopata, che è solo l'atto finale di un desiderio.
Il sesso fine a se stesso non è nelle mie corde né di mio interesse. Dal corpo non saprei proprio come arrivare all'anima. E per me, quest'ultima, è tanto fondamentale quanto irrinunciabile. Ma dall'anima, invece, i sentimenti possono tracimare e invadere le membra: e allora si salvi chi può.
RispondiEliminaQuesta mia riflessione in versi narra d'una comunione che non aspettava altro che essere cristallizzata: perché immortale.
Il mio augurio per una buona notte.
C’è una situazione (I)dilliaca, almeno quanto questo tuo (C)apolavoro, caro (A)micheTTo: è quando, attraverso un déja vu, riconosci di aver fibrillato dentro certe (E)mozioni insieme a (Q)ualcuno e, per effetto di un jamais vu, ti accorgi che quelle stesse (E)mozioni, pur essendo adese alla pelle e oltre, evocano quel momento come se fosse la prima volta.
RispondiEliminaStando al cospetto di un’(A)nima, ci si dimentica di avere un corpo.
Paradossalmente, lo si scorda per i motivi che la rendono (T)angibile, laddove materialmente per tutti è inconsistente.
E più quell’(A)nima ti penetra, più ti accorgi di poter solo balbettare sulla pelle le (E)mozioni che ti suscita, consapevole di riuscire ad esprimerle soltanto attraverso gemiti e altrettanto incapace di tacerli.
Ci sono persone che sentono il bisogno impellente come fosse prurito di toccare altri corpi e di trarne il massimo (e poco longevo) beneficio epidermico; e delle anime, neanche l'alone. Perché non puoi prenderti cura di qualcosa in cui neanche credi: e questa è la massa.
EliminaPoi, ci sono quelle (A)nime che si sono vicendevolmente (R)iempite così tanto, che a un certo punto tutto questo (B)ene da qualche parte deve pur tracimare, e finisce per (I)nvadere le membra. E questa è la risposta alla tua considerazione ovvero: "...per effetto di un jamais vu, ti accorgi che quelle stesse (E)mozioni, pur essendo adese alla pelle e oltre, evocano quel momento come se fosse la prima volta."
Ogni volta è come se fosse la prima perché il (B)ene autentico non sa smettere di tracimare né di invadere.
Le (E)mozioni che le (A)nime fanno esplodere (perché di detonazione trattasi) sfocano lo sfondo, perché nel primo piano si possa (G)odere, gemito dopo gemito...
Fino alla prossima (E)mozione.
Ti lascio il mio (A)bbraccio più forte, (A)micheTTa cara...
(G)razie! Il mio (A)bbraccio più forte a (T)e...
RispondiElimina(...(R)osseTTo in bocca... OPS... Barbaresco in bocca...) :-)
EliminaSolo dopo un brindisi: (C)in (C)ion!
EliminaIl più bel (C)in (C)ion che io conosca!
EliminaQuesto è da batticuore, (A)micheTTo caro.
RispondiEliminaQuando il pagliaio è la penombra di una scala, insieme all’ago, perdi la bussola, perché chi sa denudare un’(A)nima della carne che la veste, può solo più spogliare il corpo, della superflua cuticola che è un indumento.
Un ago, che è soprattutto cruna, inverte le sue mosse e soltanto ciò che è già cucito assolve al compito da cui doveva aver origine: essere penetrato.
(T)i sorrido (E)mozionata...
EliminaInfatti la chiave di lettura è proprio quella che indichi e cementata dagli ultimi versi:
Perché mi dai tutto questo, anche?
Perché il cuore me l'avevi già riempito.
Non c'è nulla di più (I)mportante dell'(A)nima. Forse (T)i sembrerà assurdo, ma anch'(E)ssa è soggeTTa a un vincolo: la (C)apienza. Eh, già... Pure l'(A)nima ha un fondo o qualcosa di simile. (T)rompi (S)entimenti, la (R)iempiono: quelli in eccesso, non potendo svanire nel nulla, tracimano. E dove vanno a finire?
Nei versi che hai appena letto.
(T)i (A)bbraccio forte, (A)micheTTa mia!