Nell'attesa: aspetto.
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Nell'attesa: aspetto. |
Ho seguito quelle che parevano orme
perché avevo una storia da fare.
Ho viaggiato da solo,
perché è da solo che ho pianto,
ed è solo che andrò via.
M'è così difficile sopravvivere a me stesso.
Stanco.
Mi barcameno su di un piano che non incide neanche uno dei miei.
Vorrei gridare, e dimentico che il primo dei sordi sono io.
Faccio finta.
Sorrido: questo s'aspettano da me.
Questi erano i patti, in tempo di pace.
E io non deludo, no.
Mi permetto solo qualche bicchiere:
mi serve un vizio, per ricordarmi d'essere ancora un uomo.
Vivo una vita che, forse, non è neanche più la mia.
Ottemperanza.
Ed è forse per questo non l'abbandono.
Nell'attesa, aspetto. Sono già comodo.
M.
(L'uomo dei difetti...)
Chissà se chi pensa di aver fatto i conti con gli imprevisti, sa che a (C)ontare è l’(I)mprevedibile.
RispondiEliminaUn forte (A)bbraccio, (A)micheTTo mio...
La riflessione di cui sopra, m'appartiene intimamente. Ognuno di noi vive dei drammi interiori, privati, che possono essere più o meno invalidanti. I miei sono così inesorabili da condizionarmi pure i pensieri, oltre al mio incedere. Spesso (S)ogno di avere un'altra vita ove io possa (V)ivere...
EliminaLa tua considerazione è vera e la condivido: a (C)ontare è l'(I)mprevedibile.
Un forte (A)bbraccio, (A)micheTTa mia cara...