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Poesia: Il vento nuovo

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Allorquando tumido e voluttuoso figurava saldo, quel che nulla poté l’inverno, il terzo che dei dodici fu il pazzo,  l’indissolubile, sfaldò. Là, m’abbeverai. M’abbeverò. Perché del dono, ne spartiva il conto. Del di lei Canto prezioso poi, le scarlatte mie, umettate e fiere, arroganti ne soffocavano gli intenti. E del tempo in cui credevo, sano, ne crebbe il sentimento. Ma del desio, il solo vento. E se io fossi lo stesso dei lucciconi ne farei stagno. Bensì il petto più mi batto allorché del sogno ne feci incetta, e fiammante, al nuovo, pronto io m’affioro. Perché fiero, dal novello ispirato ravveduto riconosco, quel che mai fu davvero il mio. Sereno per davvero oggi io sorrido a quanto il cuor mai spense, ed esterrefatto miro all’ardore già disperso, che lascivo, in concordia, trasferì. [Post Scriptum]   Ci sono notti in cui al giaciglio fai ritorno con le vesti impregnate di battaglia. E scevro delle forze, subitaneo, ti sorridi.    Perché il cremisi che a...

DUE e DUE fanno QUATTRO... Talvolta.

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DUE e DUE fanno QUATTRO... Talvolta Vivendo la mia vita mi imbatto in gente d'ogni ordine e mazzo.    Gente perbene, gente che mi piace, gente alla quale addirittura piaccio io, gente che suona ad orecchio, detentori della verità assoluta, e viandanti come me.     Vi è mai capitato di interloquire con un detentore della verità assoluta?    Ordunque, ci sono quelli caricati a salve, che in genere riconosco dalla targa tuttologo/a tatuata sul fondo schiena. Poi, ci sono quelli più subdoli, che invece, fanno capolino annunciati dall'alta concezione di se stessi che millantano palesando aggressività, e artefatta sicurezza.    Tuttavia, i miei preferiti sono quelli che chiamo, dal giudizio insindacabile . Per questi ultimi la possibilità di scovare una falla nelle proprie congetture è per lo meno non contemplata. Spesso concludono una discussione sentenziando accigliati in siffatta guisa: << Parliamoci chiaro, è semplice! Sei tu...

Il buon giorno NON si vede dal mattino

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M'ero alzato sereno. Poi un tintinnio. La raccolgo: decido di lanciarla in aria... Esce croce.

Dall'alto vedi il mondo. Dal basso vedi il tuo, di mondo.

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Dall'alto vedi il mondo. Dal basso vedi il tuo, di mondo Ho sempre sceso le scale di corsa.  Le ho sempre vedute come l'ostacolo ultimo tra il mio mondo e quello degli altri.  Un ostacolo blando, da lasciarsi alla spalle il prima possibile e con la frenesia di chi alla stazione è sempre in ritardo.    Stamane, no.  Ho percorso i gradini con la velocità dell'uomo, che dalla strada, non s'aspetta nulla di buono: e per questo la rimanda.    Per la prima volta ho ricavato del tempo da dedicare alla riflessione in quel luogo che, da sempre,  avevo destinato al transito, alla zona franca, al canticchiar senza pretese.     Dall'alto impèri su scorci, formiche e teste. Tuttavia, ciò che realmente vedi, è il mucchio: non le differenze né i dettagli.     Dal basso vedi ciò che t'accade intorno e ti rendi davvero conto della piccola grande verità: quando tu stai fermo, qualsiasi sia il tuo stato d'animo, il mondo intorno...

Qualcuno ha detto: hanno scelto il loro. Io dico: hanno scelto male.

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Hanno scelto il loro? Hanno scelto male Ho smesso di capire la gente. O per lo meno, ho messo di volerlo fare: è diventato quasi un lavoro. Troppo complesso. Anche per me. C'è chi entra dalla porta grande, dove si passa solo se muniti di un buon motivo ovvero di una buona vocale, maiuscola e tra parentesi. Poi finisce che vai in bagno, ti fai la barba, due botte di Brut 33  ( più raro che tuo ) e nel frattempo, qualcuno s’accorge d’aver smarrito le sigarette, ed  esce... Tuttavia, com'è notorio, i tabaccai sei mesi l’anno abbassano la saracinesca,  e  arriva l’autunno... Allorquando lo scaltro pellegrino, del vizio ormai pago, del vecchio uscio ritrova la via.  Ma non rinsavito, e mancando, stavolta, del buon motivo , è costretto dall’orgoglio al piccolo pertugio, allo spioncino...  Non più il fascino e l'emozione della diretta, solo la passività della differita. Se solo avesse osato... Magari...  Magari avrei anche stappato il Be...

Questa, è la mia

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Difficoltà mi colse quando spaiato volli, col verbo, plasmare l'ancestrale legame, tra l'uomo normale e la virtude della sua Musa immortale. Inebriante è il profumo, ansante è il respiro, di tanti momenti è il mio taccuino. Funesta la sete mai paga la fonte . Tra i fuscelli, rovente, la via mi confonde. Allorché dotto in pazzia, borioso sentenzio:  Questa , è la mia. [Post Scriptum] Tempo di ricordi... Mi fa piacere riproporre una riflessione in versi che scrissi parecchi anni or sono dedicandola ad una importante donna della mia vita. Mi accorsi solo poi che in realtà, ella, non li comprese mai fino in fondo. Ma che importa - mi dissi. Era così appagante vederla lusingata, felice, e con quel sorrisetto a metà strada tra l'ingenuo e il malizioso...  In fin dei conti, anche io, tante sue manie non le avevo capite. E vedendo poi come è andata, probabilmente, non le capirò mai.

Non più rosso fu il colore: oro-caldo è la passione

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Oro-Caldo è la passione Serafica, s'addormentò al mio petto. Allorquando, d'improvviso, percepii una stretta che più d'un abbraccio m'avvolgeva. Era calda come il desiderio che rovente,  tra i fuscelli, le s'annidava. Preziosa come l' oro , che riflettente, di rimando, m'incendiò. M. ( L'uomo dei difetti... )

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