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Qualcuno ha detto: hanno scelto il loro. Io dico: hanno scelto male.

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Hanno scelto il loro? Hanno scelto male Ho smesso di capire la gente. O per lo meno, ho messo di volerlo fare: è diventato quasi un lavoro. Troppo complesso. Anche per me. C'è chi entra dalla porta grande, dove si passa solo se muniti di un buon motivo ovvero di una buona vocale, maiuscola e tra parentesi. Poi finisce che vai in bagno, ti fai la barba, due botte di Brut 33  ( più raro che tuo ) e nel frattempo, qualcuno s’accorge d’aver smarrito le sigarette, ed  esce... Tuttavia, com'è notorio, i tabaccai sei mesi l’anno abbassano la saracinesca,  e  arriva l’autunno... Allorquando lo scaltro pellegrino, del vizio ormai pago, del vecchio uscio ritrova la via.  Ma non rinsavito, e mancando, stavolta, del buon motivo , è costretto dall’orgoglio al piccolo pertugio, allo spioncino...  Non più il fascino e l'emozione della diretta, solo la passività della differita. Se solo avesse osato... Magari...  Magari avrei anche stappato il Be...

Questa, è la mia

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Difficoltà mi colse quando spaiato volli, col verbo, plasmare l'ancestrale legame, tra l'uomo normale e la virtude della sua Musa immortale. Inebriante è il profumo, ansante è il respiro, di tanti momenti è il mio taccuino. Funesta la sete mai paga la fonte . Tra i fuscelli, rovente, la via mi confonde. Allorché dotto in pazzia, borioso sentenzio:  Questa , è la mia. [Post Scriptum] Tempo di ricordi... Mi fa piacere riproporre una riflessione in versi che scrissi parecchi anni or sono dedicandola ad una importante donna della mia vita. Mi accorsi solo poi che in realtà, ella, non li comprese mai fino in fondo. Ma che importa - mi dissi. Era così appagante vederla lusingata, felice, e con quel sorrisetto a metà strada tra l'ingenuo e il malizioso...  In fin dei conti, anche io, tante sue manie non le avevo capite. E vedendo poi come è andata, probabilmente, non le capirò mai.

Non più rosso fu il colore: oro-caldo è la passione

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Oro-Caldo è la passione Serafica, s'addormentò al mio petto. Allorquando, d'improvviso, percepii una stretta che più d'un abbraccio m'avvolgeva. Era calda come il desiderio che rovente,  tra i fuscelli, le s'annidava. Preziosa come l' oro , che riflettente, di rimando, m'incendiò. M. ( L'uomo dei difetti... )

L'ultimo viaggio della mia Piccola Luce.

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Luce, a 16 anni, una settimana prima di volare via. C iao piccola L uce, ti scrivo queste poche righe perché ne ho bisogno. Perché piangere davanti a questo schermo fa meno male che fissando il soffitto. Perché se sto qui mi tengo lontano dal balcone che dà  sul campo incolto sotto casa. Ma a che serve? Io ti vedo lo stesso. Lì in mezzo a scodinzolare, felice, perché sapevi che al ritorno ti avrebbe aspettato lo stecchino al salmone. Il tuo preferito. Come ogni mattina, come ogni sera. Come ieri mattina. Come mai più.      Era così bello vederti con le zampette diritte puntate a terra, la coda che spazzava lenta da una parte all'altra e il musetto che oscillava come un pendolo: << mmmh >>, mi facevi. Poi la coda accelerava  e di nuovo il tuo << mmmh! >>.   E così mi veniva da ridere mentre mi si stringeva il cuore, e alla fine, di stecchini te ne davo sempre due. E tutta contenta te ne tornavi sul cuscinone, quello sotto...

IL MIO CAMINO

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Il mio camino Non ha occhi un camino. Eppure, quante volte ha veduto l'ingenua timidezza costituirsi al cospetto del desiderio. Non ha orecchie un camino. Eppure, quante volte ha udito i gemiti dell'inconfessabile. Bagnavo le labbra, chiudevo gli occhi,  e fondendo i sensi penetravo quei sogni che, seppur affannosamente desiderati, la notte, non mi portava in dono. Se solo il mio camino... Non ha memoria un camino. M. ( L'uomo dei difetti... )

Getto lo sguardo nel silenzio

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Getto lo sguardo nel silenzio.    Quello che cerco è un colore: non mi importa più quale. Vorrei solo fosse lo stesso. Ma a me non capita mai. E allora faccio finta, e scelgo io: il buio. Perché nel colore delle tenebre è come se avessimo gli stessi occhi. Gli stessi desideri. Le stesse malinconie. Se io dormo, tu dormi. Se io canto, tu canti. Se io ti siedo accanto, tu mi stai di fianco. So che dove sono, tu sei.    Ma ecco che le pupille fanno breccia nell'oscurità, che fetente si dirada. Il nero, non è più quel nero. La pece, non è più quella pece. Io mi ritrovo aggrappato al mio giaciglio, addossato in catene da un fragore che mi rende sordo e sullo sfondo come orchestrata da un mimo s'agita un'ombra, che racconta una fabula che mi fende le carni. Ma io non sanguino, e sono qua. Come ieri, il giorno prima e i millesimi che furono. Ma tu, adesso, sei là. Strabiliata, felice. Ad agitare un'ombra che narra una storia, che non è la mia.    Ge...

Il Superbo non affonda mai dopo la maschera che porta

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L'uomo perbene , allorché nudo, nel dubbio, chiamò.   Il superbo , d'orgoglio mai spoglio, indolente, sbadigliando, rispose. [ Post Scriptum ] Il superbo è altezzoso e spesso nel torto perché accecato dall'innato e insano sentimento d'orgoglio col quale al mattino si veste. Non conosce l'accezione del termine perdono. E mai lo udirete invocarlo. Mai per primo rincorrerà il chiarimento al castello di fumo da esso stesso forgiato. Tuttavia, laddove del saluto ancor vi fregiasse , gonfio e tronfio, scoverà finanche il tempo per rispondervi. Ma non ne siate troppo felici: il superbo parla, ma non ascolta. Fin dall'inizio è conscio che la sua posizione è l'unica posizione. E sapete il perché? Perché lui è il Superbo.

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