La storia la fanno i personaggi.
Interpreti d'un mondo opaco confinato in una bolla.
Io sono quello che rompe quella bolla: perché il loro mondo si mesca al nostro, fatto di colori, amori, e pistolettate fumanti.
Come quella di tutti i verbi, la forma base di "amare" è l'infinito, però più che per qualunque altro verbo, il modo ne definisce anche la durata. L'amore, infatti, è un po' come la stipula di un contratto a tempo indeterminato. Se indietreggia, era senz'altro qualcosa, sì, di rispettabilissimo, tangibile, mortale e ahimè...d'altro. E più di ogni altro verbo, chi ama è tenuto a coniugarlo, perchè anche l'amore più teorico esige che lo si declini. Prevede radici che lo ancorino e desinenze che lo plasmino; necessita di pronomi che lo dettaglino, scongiurando che la promiscuità mescoli un "tu" a una "lei" e un "noi" sciaguratamente diventi un "voi". È curioso che coniugando il verbo essere al presente, a "noi" segua "sì-amo". Un forte (A)bbraccio, (A)micheTTo mio...
Prendersi cura di qualcuno è comunque un atto di amore. Poi, l'amore, può assumere livelli diversi di intensità. Farlo completamente è forse un'attività ideale, da sogno. Perché il prendersi cura a tutto tondo coinvolge ogni stadio del benessere psicofisico. Nessun aspetto escluso. E nella realtà ognuno di noi manca in qualcosa che per l'altro potrebbe essere essenziale. E allora, dobbiamo essere indulgenti, nei confronti nostri e degli altri, e dare il massimo di quello che possiamo dare. Tanto o poco, purché sia davvero il nostro meglio.
Stavo pensando alla (T)ua chiusa. E se infilassimo un accento in "sì-amò!"? Sarebbe l'apocope di un amore ch'è lì per affermare, e affermarsi...
Ci fu un tempo in cui m'ero quasi convinto d'essere un uomo intelligente. Poi, conobbi l'amore . Dunque mi convinsi d'essere un uomo felice. Poi, conobbi la vita. Allora mi trovai un tetto. Oggi, sono un viandante. ENGLISH VERSION
Tutto inizia. Il meglio finisce: perché mai diventi il peggio. [ Post Scriptum ] La riflessione di cui sopra prende spunto da certi rapporti sentimentali. Rapporti ove la passione e globalmente l'amore sembrano destinati all'immortalità. Tuttavia, talvolta, anche quei rapporti che parevano indissolubili, speciali, sono destinati a finire. Il tempo logora . Il tempo sa come rendere l'impossibile, plausibile. E quando la passione è stata travolgente, parimenti, anche la fine può confluire in azioni contrastanti, esasperate... Ci si vomita addosso di tutto, specie quando una delle parti è ancora fortemente innamorata e, destabilizzata, si vede cadere il mondo addosso. Ecco, quando un rapporto è stato davvero importante, credo che la mossa più ragionevole sia quella di proteggerne la memoria e scovare la forza, in qualche modo, di fermarsi un attimo prima: Perché mai (ciò che a un tempo fu il meglio) diventi il peggio .
Il film maledetto di Federico Fellini Questa è la storia di un film. Ma non uno qualunque. Uno con budget da capogiro e attori in lizza per il ruolo di protagonista del calibro di Mastroianni, Peck, McQueen, Newman e Tognazzi. La direzione dei lavori? Affidata al più blasonato dei registi in circolazione, con tre statuette hollywoodiane (saranno cinque, a fine carriera) a cui delegare le presentazioni. Questa è la storia di un film ove si intrecciano la realtà e il peccato, la depressione, la morte e l'aldilà, la superstizione, ma soprattutto il sogno, che brucando oltre la mente si fa incubo. Cominciamo il racconto da una località balneare, da una abitazione e da un uomo azzimato che siede in veranda. La località è Fregene, dove l'uomo si è trasferito da poco assieme alla moglie; prima vivevano a Roma, in un attico di lusso al quartiere Parioli: civico 141 di via Archimede. L'uomo seduto in veranda non è solo azzimato, ma è pure robusto e con la capigliatura folta pet...
Sincronicità A ventun anni facevo lo studente, mangiavo pizza cinque giorni su sette e vivevo in un buco da quattrocentoottantaquattromila lire al mese; nella zona est della città. Ricordate la réclame delle caramelle Polo? Si chiudeva con una voce maschile, imperturbabile, che declamava un artico editto: Polo, il buco con la menta intorno . Ecco, il mio buco era simile, solo che intorno, invece della menta, c’erano palazzi abitati da pupazzi, che non vedevo mai. Sapevo ch’erano gremiti di gente, lo testimoniavano pure le antenne che, a bizzeffe, spuntavano fitte fitte sopra i tetti. Ma per me erano costruzioni fantasma. Tutti conoscevano tutti, ma io non conoscevo nessuno, se escludiamo i malcapitati che fluttuavano attorno (e dentro) al mio stesso residence. Residenza in cui vissi due anni e, a parte qualche piacevole fuoriprogramma, il bilancio fu decisamente negativo. Vi racconto solo com’è che me ne andai, di punt...
Il mio eucalyptus, e il mio primo batticuore Fino ai miei undici anni avevo conosciuto un certo numero di stati d’animo e sentimenti: la gioia, la tristezza, la paura, il dolore per la perdita del nonno, la delusione e pure la rabbia. Ma ce n’era uno che non solo non conoscevo, ma ignoravo del tutto: il sentimento dell’amore, che rapportato all’età descriverei come il primo batticuore . Prima di quel momento, le ragazzine mi stavano persino antipatiche. Le vedevo come delle rompiscatole, fastidiose e guastafeste: per lo più un intralcio. Quando giocavo con gli amichetti, le tenevamo a debita distanza. Le femmine dovevano stare da una parte e i maschi dall’altra. Allorché qualche parente in visita mi domandava: «Massimino, ce l’hai fidanzatina?» Io rispondevo stizzito, come se m’avessero insultato. «Ma che sei matto?!» A parte il fatto che non vedevo la convenienza di averne una, ma poi mi pareva come un voler autoinfliggersi una punizione. Tutto questo fino al mio ap...
Ci fu un tempo in cui m'ero quasi convinto d'essere un uomo intelligente. Poi, conobbi l'amore . Dunque mi convinsi d'essere un uomo felice. Poi, conobbi la vita. Allora mi trovai un tetto. Oggi, sono un viandante. ENGLISH VERSION
Concordo, ma solo chi ama può prendersi cura dell'altro.
RispondiEliminaCerto Gus, occorre dell'amore per scegliere di prendersi cura di qualcuno.
EliminaTi ringrazio e ti auguro un sereno fine settimana.
Come quella di tutti i verbi, la forma base di "amare" è l'infinito, però più che per qualunque altro verbo, il modo ne definisce anche la durata.
RispondiEliminaL'amore, infatti, è un po' come la stipula di un contratto a tempo indeterminato.
Se indietreggia, era senz'altro qualcosa, sì, di rispettabilissimo, tangibile, mortale e ahimè...d'altro.
E più di ogni altro verbo, chi ama è tenuto a coniugarlo, perchè anche l'amore più teorico esige che lo si declini.
Prevede radici che lo ancorino e desinenze che lo plasmino; necessita di pronomi che lo dettaglino, scongiurando che la promiscuità mescoli un "tu" a una "lei" e un "noi" sciaguratamente diventi un "voi".
È curioso che coniugando il verbo essere al presente, a "noi" segua "sì-amo".
Un forte (A)bbraccio, (A)micheTTo mio...
Prendersi cura di qualcuno è comunque un atto di amore. Poi, l'amore, può assumere livelli diversi di intensità. Farlo completamente è forse un'attività ideale, da sogno. Perché il prendersi cura a tutto tondo coinvolge ogni stadio del benessere psicofisico. Nessun aspetto escluso. E nella realtà ognuno di noi manca in qualcosa che per l'altro potrebbe essere essenziale. E allora, dobbiamo essere indulgenti, nei confronti nostri e degli altri, e dare il massimo di quello che possiamo dare. Tanto o poco, purché sia davvero il nostro meglio.
EliminaStavo pensando alla (T)ua chiusa. E se infilassimo un accento in "sì-amò!"? Sarebbe l'apocope di un amore ch'è lì per affermare, e affermarsi...
Un forte (A)bbraccio, (A)micheTTa mia...