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Visualizzazione dei post da 2019

Come ago, in ogni mia cruna.

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Ti voglio in ogni mia cruna Ero come un'ombra, che caliginosa, fendeva tenebre, e vicoli. Quell'odore mi devastava tanto quanto m'era ignoto. Mi s'infilava come ago, in ogni mia cruna. Ero come un animale , alla Sua mercé. Sfondai quel che rimaneva del pertugio e me la ritrovai lì, in fondo alle scale, con quella veste che corvina nulla celava e tutto m'offuscava: fuorché l'origine della pazzia, ch'era la mia. Manco dello sguardo ebbe a degnarmi. Gli archetti carezzavano lo stelo,  il tulipano prillò e il nettare che ivi v'era confinato s'agitò in cavalloni. S'agitarono pure le sue gambe,  che come sipario mi s'aprirono dinanzi. E poi ancora, me le sventagliò dirimpetto come un'aguzzina  che beata, godeva. Mi ci scagliai famelico, ma caddi a terra, e alle mani un legaccio. Fu allora, che nel silenzio, ella m'erudì. Il Barbaresco ,  impetuoso come un solitone debordò dal

Penetrami con gentilezza, finiscimi in versi

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Così come dei probi la gentilezza è d'elezione l'arma, così i versi spillano il nettare  col qual del mio amor ti faccio piena.

Scelsi te

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Scelsi te Scelsi te, perché non avevi occhi che per me. Scelsi te, perché era tutto quello che volevo. Scelsi te, perché eri tutto quello che non m'era mai piaciuto: ed era tutto insieme. Scelsi te, perché conoscitrice di mondi. Scelsi te, perché saturasti il mio. Scelsi te,  perché l'unico modo per amarti era sorriderti, mentre mi mentivo. Scelsi te, perché avevo bisogno di un vizio, per ricordarmi d'essere ancora un uomo. Scelsi te, perché cieco avevo bisogno d'una prova sorda. Scelsi te, perché fosse chiaro a tutti, quanto io non sapessi scegliere . Ma neanche morire: e scelsi me. M. ( L'uomo dei difetti... )

Cos'è la delusione?

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Cos'è la delusione? Il sospetto d'aver sopravvalutato qualcosa o qualcuno, è una delusione. La delusione più grande, è averne certezza. M. ( L'uomo dei difetti... ) [Post Scriptum] Cos'è la delusione? La esperimentiamo allorquando d'essa il puzzo s'è già profuso a raggiera: q uando ci si paventa dirimpetto, repentina, e ferale. Perché ci mostra quanto la realtà possa esser diversa dal ricamato ovvero dal presagito, auspicato, creduto. Il protocollo è spesso lo stesso: ti si solleva il dubbio che spavaldo si fa tarlo, poi , dato che la solitudine non è mai un buon affare, accade che il tarlo abbisogna d'una tarla e così l'un l'altra avviticchiati, copulando, ne partoriscono di nuovi, e sopraffini. Chi delude è una brutta persona? Nient'affatto. La delusione è spesso un cane che si morde la coda. Deludiamo qualcuno e veniamo delusi da qualcun altro. Bisogna solo imparare a farci il callo: il lavoro sta tutto

A bruciapelo

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Certe volte uno è malinconico.    La musica è una buona terapia: se sai come ascoltarla. Persone che conosco, allorché tristi, non ci pensano due volte e mettono su qualcosa di allegro, o di potente, che gli permetta di scaricare la tensione e ipotecare il sereno, a stretto giro.    A me non capita mai così.    Quando velato dalla malinconia ovvero vagamente triste (forse inconsciamente) infilo musica delle stesse tonalità del mio umore. Non lo faccio apposta: è come se arrivando con gli occhi giust'appena umettati, invece d'afferrare una pezza e asciugarli, io avessi bisogno di farli sgorgare a più non posso, piangere, e ancora... Fino a quando, stremato, un senso di pace, scevro d'artifizi, m'assale.     E mi vedo lì, steso sul letto, in una sorta di limbo ovattato, con gli zigomi gonfi e le tempie bagnate: e sorrido, adesso.    In quei momenti c'è una canzone, più delle altre, che uso a scopo terapeutico .  Un brano del Boss (Bruce Springsteen) di q

Racconto breve: La tua fama di maschio, ti precede. Anche da bambino

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Ci fu un tempo in cui conoscevo un ragazzo che conosceva ancora poco la vita.  Quelli, sarebbero stati gli anni suoi più belli. Gli anni in cui il dolore era solo qualcosa che s’ammucchiava al paniere dei sostantivi dello Zingarelli; il suo poi, l’aveva pure ereditato tutto sfilacciato, con pagine scardinate e decorate da caffè in macchie solidali alle orecchie che ne addolcivano gli angoli, ma non i timpani che, puntualmente, venivano frizionati dalle urla della madre. Alle mamme, si sa, le orecchie ai libri non sono mai andate a genio.  Ma non cullatevi sugli allori, perché anche il rigar dritto, non garantisce affatto l’immunità.   Sentite questa. In terza elementare ero diventato bravo e attento. Era un giorno di metà Dicembre, sul finire del pomeriggio. Il profumo del Natale cominciava a permeare il mio umore. E purtuttavia, ero stipato nella mia cameretta da oltre due ore, intento a studiare pagine di sussidiario e fare di conto. Sicché, a un certo punto e tutto conten

L'uomo alto vestito di nero (introduzione)

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L'uomo alto vestito di nero Milano, Stazione Centrale.    Nei pressi del binario 18, una donna sulla quarantina era intenta a rovistare nella borsa che teneva sottobraccio. Nervosamente , pensò il capotreno, che rovesciata la testa la squadrava di sottecchi    Un moccioso riccioluto sbucò  come una saetta  da sotto il cartellone cui ella aderiva le reni. Le si aggrappò alla gonna dimenando le mani sudice, e mentre frignava, uno dei bottoni dorati schizzò oltre la banchina. Il tessuto, a scacchi rossi e neri, guizzava adesso come un sipario scriteriato attorno a una coscia e l'autoreggente che le celava la carne rivelò lo stesso colore della pelle che la indossava.    Un anziano che procedeva a passo lento era ora immobile a poche mosse dalla donna. I polsini della camicia s’alternavano sulla fronte madida con la frequenza di due tergicristalli in pieno acquazzone. E l’affanno, che della fantasia n'era il testimone, narrava ben oltre quanto veduto da quegli occh

Il superbo non affonda mai dopo la maschera che porta

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L'uomo perbene , allorché nudo, nel dubbio, chiamò.   Il superbo , d'orgoglio mai spoglio, indolente, sbadigliando, rispose. [ Post Scriptum ] Il superbo è altezzoso e spesso nel torto perché accecato dall'innato e insano sentimento d'orgoglio col quale al mattino si veste. Non conosce l'accezione del termine perdono. E mai lo udirete invocarlo. Mai per primo rincorrerà il chiarimento al castello di fumo da esso stesso forgiato. Tuttavia, laddove del saluto ancor vi fregiasse , gonfio e tronfio, scoverà finanche il tempo per rispondervi. Ma non ne siate troppo felici: il superbo parla, ma non ascolta. Fin dall'inizio è conscio che la sua posizione è l'unica posizione. E sapete il perché? Perché lui è il Superbo.

La strana morte di Edgar Allan Poe (parte II)

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Il Corvo di Edgar Allan Poe (illustrazione di Gustave Doré) Come abbiamo visto nella prima parte , il 27 Settembre 1849 , il vedovo Edgar Allan Poe deve recarsi a New York per sbrigare alcune faccende. Il matrimonio con la sua prima fiamma ( Sarah Elmira Royster )   è già stato programmato e verrà celebrato al suo ritorno. La donna, per amore di Poe,  ha scelto di rinunciare a una grossa fetta del patrimonio ereditato dal defunto marito.   Si imbarca quindi sul battello che collega Richmond (Virginia) a Baltimora (Maryland) e che arriverà in perfetto orario il giorno seguente ovvero il 28 Settembre.     A quel punto si perdono le tracce. Per  cinque giorni, del famoso scrittore non si saprà (ufficialmente) un bel niente. Buio pesto.     La famiglia lo ritroverà grazie a un biglietto che un certo signor Walker invierà al Dr. J.E. Snodgrass  (medico e amico di Poe) di Baltimora: << Caro signore, c'è al Ryan's 4th Ward Polls un gentiluomo conciato piuttosto ma

La strana morte di Edgar Allan Poe (parte I)

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Edgar Allan Poe Baltimora. Nosocomio universitario. Secondo piano. 5 Ottobre 1849.      << Reynolds! >>, urlava il moribondo in preda al delirio. << Oh, Reynolds... >>, si contorceva nel letto con gli occhi infossati, i capelli corvini e il volto pallido.   Gli sguardi dei medici s'avvicendavano in circolo, spaesati.    Quell'uomo stava per andarsene. Era chiaro. Ma il punto era un altro: perché? Come c'era finito in quel letto d'ospedale e in procinto delle nozze? Con indosso un pantalone (più largo d'oltre due taglie) di gabardine da quattro soldi, un paio di scarpe consunte e un cappellaccio da spaventapasseri.     Chi era quell'uomo? E soprattutto, chi era Reynolds?    L'uomo è  Edgar Allan Poe . Uno dei più grandi e influenti scrittori americani e padre indiscusso della letteratura poliziesca (o del Giallo, come solo in italia si usa), filone inaugurato con il racconto  I Delitti della Rue Morgue , pubblica

Fellini: Il viaggio di G. Mastorna - Il film maledetto di Federico Fellini

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Questa è la storia di un film. Ma non uno qualunque. Uno con budget da capogiro e attori in lizza per il ruolo di protagonista del calibro di Mastroianni, Peck, McQueen, Newman e Tognazzi. La direzione dei lavori? Affidata al più blasonato dei registi in circolazione, con tre statuette hollywoodiane (saranno cinque, a fine carriera)  a cui delegare le presentazioni. Questa è la storia di un film ove si intrecciano la realtà e il peccato, la depressione, la morte e l'aldilà, la superstizione, ma soprattutto il sogno, che brucando oltre la mente si fa incubo. Cominciamo il racconto da una località balneare, da una abitazione e da un uomo azzimato che siede in veranda.  La località è Fregene, dove l'uomo si è trasferito da poco assieme alla moglie; prima vivevano a Roma, in un attico di lusso al quartiere Parioli: civico 141 di via Archimede.  L'uomo seduto in veranda non è solo azzimato, ma è pure robusto e con la capigliatura folta pettinata all'indietro. I lineamenti de

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