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Visualizzazione dei post da 2015

I miei ricordi di Natale

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Ci fu un tempo che mi vide piccino…     Non saprei come parafrasarlo, ma allorquando nostalgico, talora malinconico, mi ritrovo ad abbandonare il corso d’opera a favore della mia infanzia, dinanzi agli occhi della mente affiorano un solo mese e un solo luogo, e al corpo una sola percezione: dicembre e il freddo fuori dalla finestra, e i miei affetti raccolti tutti di fronte al camino, al caldo.     Vedo la mia mamma che stende castagne, patate americane, e mentre racconta aneddoti su antenati e Janare che giura essere veri, mi rimprovera di star troppo sotto, troppo vicino al fuoco e al suo scoppiettio. Mi sembra davvero di sentirla: «Togliti di là! E tu, Stefà stai attento a Massimino!», ah be’, le mamme, che bella invenzione le mamme. Su questo, poco è davvero cambiato, per lei sono Massimino anche oggi che ho superati i quaranta e il metro e ottanta.     E io, puntualmente, come se mai glielo avessi domandato prima: «Mamma… Cosa sono quei fischi che fa il fuoco?».     «Quelle sono l

Un pomeriggio, all'improvviso.

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C hantal irruppe nella mia vita in un giorno qualunque, durante un appostamento qualunque, in un luogo affatto qualunque.    Sorvegliavo quell’androne e quelle imposte da tre giorni e quattro notti. Complici l’astinenza dalla nicotina, il rapporto ormai a distanza che avevo instaurato con il letto, la fame o il vento che soffiava la pioggia contro il parabrezza al ritmo di una Breda 37 , che commisi l’errore che un buon poliziotto non dovrebbe mai commettere.     Lasciai che il più bel pezzo di femmina che avessi mai veduto uscire da un'auto, incrociasse e sostenesse per più di quattro secondi il mio sguardo.    Quattro luridi secondi in senso assoluto possono significare un bel niente. Si tratta tutto sommato di un lasso temporale trascurabile, di un nonnulla. Ma nella sottile dinamica dell’attrazione trai i sessi, il pacchetto dei quattro secondi segna il limite oltre il quale viaggia la sola perdizione. Dove tutto è possibile. Ma anche dove il paracadute non si ap

Il Cavaliere, e la Luna.

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Il Cavaliere, e la Luna Allorquando il sogno  si riflesse negli occhi della fanciulla, il Cavaliere smise i grevi panni di difetti intrisi e armato di sole carezze le afferrò la mano, ed invidiosa la Luna, la danza, illuminò.    M. ( L'uomo dei difetti... )

Le mani sapienti

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Libere saggiarono scaltre giacché bramate , lì , dove alle diverse,  il solo scorgere fu precluso. 

Il turgore di quella sola notte.

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Il turgore di quella sola notte Dallo squarcio l'aurora s'avventò sulla fanciulla, e su quelle labbra, che tumide,  or ora laceranti, saggiavano; e arroventate e poi sapienti, la risanavano.  Perché al mistero mai s'arrese giacché ella l'ebbe scelte . E cullata fosse anche tra un milione, ovunque, l'avrebbe ravvisate.  Perché di quei baci stagliò il fragore allorquando spumeggianti l'avviluppavano,  e poi morbidi, e lascivi, la riassettavano. Nel turgore,  detonante, di quella sola notte. Così come l'indaco non discioglie,  la voluttà di quell'incanto la resa ebbra e orgogliosa e fiera,  dacché adesso, ella sapeva...  M. ( L'uomo dei difetti... )

Il gelo divise ciò che il cuore mai spazzò

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Così come dalla corrente che fu d’ Agulhas  guizzò fiero il solitone , così il vento che dell’altro ne fu il trespolo, subitaneo, soffiò stanotte. Perché se è vero che l’uno rifugge l’altro per l’onor d’un rigore e d’una carta che canta , allora sulla frequenza io già accordato, attendo e mi domando cosa mai intonerà allorquando quel cremisi che pulsando impazza, annegherà in lucciconi, terre, lembi, e quel fido rigore. E al cuor non basta l’ammucchiar figure, che a un tempo , narravano la gioia del leccarsi al tramonto.  Ferite vere, e ricercati giacché scarlatti voluttuosi rivoli. E benché a tono di chiusura quanto la ragion sussurra, ciò che col gelo il pavido divise, l’arroventato cuore, risorgendo, mai spazzò. E di questo, oggi ne son certo, quella carta , salmodiando, narrò.

L'uomo del dì feriale.

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L'uomo del dì feriale Se ti manca l'aria solo quando sei da sola, non curartene, perché a mancarti non sono io.  A mancarti è un'idea: l'idea che di me ti sei fatta. Allora io ti dico: apri le finestre! Tutte! E fu così ch'ella, ancor prima che l'ultimo pertugio fu dischiuso, leggiadra e tronfia, tornò a respirare. Come fosse già notte, come fosse già Sabato , notte. Ma era solo un altro dì . Feriale. E non era il mio. M. ( L'uomo dei difetti... ) [ Post Scriptum ]     A chi non è capitato di esser cercato e ritenuto importante quasi insostituibile solo quando chi ti cerca non abbia da far di meglio? Io credo che la vera indole delle persone si manifesti nei dettagli. Nei comportamenti, e non solo nelle parole spesso tutte figlie dello stesso ceppo. Non importa quale che sia il giorno, se sia Sabato o Lunedì. Se sei importante, lo sei sempre. Se incarni una priorità , la incarni tanto nel fine settimana quanto nel mezzo. E si vede. Si deve vedere. Pe

Il Dandy

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Il Dandy    Pareva che pure il cielo ce l'avesse con me.  S'era fatto d'un colore che somigliava alla polvere, e la calura era così pressante che solo l'afa di metà agosto sapeva far di peggio.    Saranno state sì e no le tre del pomeriggio. Forse. Per non attendere l’apertura della Standa davanti al marciapiede come un fesso, decisi di fare un giro in Piazza del Popolo, godermi lo spettacolo dei piccioni e lasciare che le lancette scorressero un poco oziose.    A quell'ora il via vai di certo non mancava. Il comune, il bar Poeta e la biblioteca pubblica erano a due passi. Potevi trovarci di tutto. Impiegati di ritorno dalla pausa pranzo che rientravano all'ovile, studenti delle superiori che avevano segato a scuola e che dopo aver trascorso l'intera mattinata ai Giardinetti trottavano spediti verso le corriere in corsa, e gli universitari che, per darsi un tono, filavano verso la biblioteca cicalando e con l'immancabile sigaretta piantata t

Zagara.

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Aveva smesso di piovere già da un pezzo.   Sulle mani, intirizzite, il gelo apriva scaglie vive e poi vermiglie me le seccava. Alla schiena era andata pure peggio. Il mantello, nero, greve e fradicio mi lambiva la spina dorsale con la passione d'una carezza di ghiaccio, che graffiante mi rizzava dritto a ogni impronta dell'incerto mio incedere.      Alle narici, del solo miele l'effluvio. No, non profumava neanche alla lontana di miele d'acacia. Quello lo conoscevo bene.  Di agrumi.  Folgorante, mi sovvenne.     << Di Zagara >>, il Vento, dotto, da dietro le spalle mi soffiò puntuale.     I viandanti si sa, fanno razza a sé. Eccentrici. Saggi, talvolta. Conoscono i venti e i venti sanno come riconoscere loro. Si racconta che abbiano due soli compagni.  Il bastone, per saggiare. Il vento, per sapere dove andare .  Anch'io avevo i miei. E l'altro, presto mi resi conto, non era il bastone.    Due uomini che provenivano da direzioni opposte mi ur

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