Era notte, ed eri mia




S'era fatta notte,
una volta ancora.
Ed io là, 
strappato a me stesso,
smembrato,
una volta ancora.

D'improvviso una voce, 
più calda del cremisi 
della bocca che la soffiava: 
mi scosse, mi braccò.
Suadente e poi fragore,
indecente mi feriva le labbra.
Perché anche la Spina
che s'addentri al petto
sa far dei brividi il dono,
e allora io grido:
pazzia sia,
se è questo il canto!

Attonita.
Perché è meraviglia
quanto nulla sia cambiato
allorquando Quel che suggeva un dì,
stanotte,
ancor beveva.

Stremato e impavido
la richiamavo a terra
perché ella di me facesse strazio
e poi grida
e poi sole
e poi luna
e poi il nulla men che Due.

E volata via poi,
lungo un fianco incisa,
scarlatta,
la sua preghiera.


[Post Scriptum]
   Ci sono momenti in cui una sensazione, un palpito improvviso, suggeriscono di fermarsi ed ascoltare l'eco delle tante domande che sollevandosi s'annidano.
   Allora ti volti, e guardi...
E ti rendi conto che le risposte, talvolta, non necessitano affatto d'esser costruite né ricercate: è nel rumore assordante del silenzio, che discinte, s'adagiano.

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