Mostriciattoli

 




Oh, Mostriciattoli!
Oh, grevi! Infami!
Perché m'assediate
in bivacco?!

Manco di voce,
guaisco nel silenzio,
torturato da diritti
che ho firmato
per non avere.

Via! Via!!
Lasciatemi...
(solo?)
No! No!! In pace!

Tremare.
Strapperei una libbra
della mia carne
per tremare ancora, io e te,
un'ultima volta.
Tremare: non scopare.

Ho paura
e braccia stanche.
E voi,
maledetti,
così affamati...

Non voglio un addio,
quello me l'hai già dato.
Rivoglio il mio sogno.
Non te, che or ora mi ravvedo,
mia non sei mai stata.

Commenti

  1. Un non amore che subisce l'effetto dissolvenza.
    Un saluto.

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    1. O forse è solo un Tizio che non ha ancora imparato ad affrontare la notte...

      Ti ringrazio, Gus: sereno fine settimana.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. I mostriciattoli sono spaventosi, soprattutto quelli degli insonni che vestono i propri pensieri dello stesso luttuoso abito che indossa il buio.
    Si dissolvono con poco: ad un'alba che li spoglia, se sono disarmati dalla pazienza di chi li perdona, o banalmente, con una carezza, che è il motivo per cui si erano nascosti sotto il letto.
    Un (A)bbraccio (R)incuorante, (A)micheTTo mio...

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    1. Questa, (A)micheTTa mia, è una poesia nata in una notte che pareva non avere un fondo. Una notte in cui ho creduto di esperimentare la presenza dell'assenza: in quella confusione di acute incertezze, sono stato preda di creature inqualificabili, fameliche e accerchianti. E non conoscendone i nomi propri, mi ci riferisco come li indicherebbe un bambino: Mostriciattoli.
      La struttura è a strofa alternata. In grassetto i versi che si rivolgono direttamente a queste infami creature della notte, arrivate a seguito dello stato d'animo descritto nell'altra sequenza di strofe alternate.

      Il (T)uo (A)bbraccio (R)incuorante, mi ha (R)incuorato. Ed io (T)i (S)tringo forte, come se quella (B)ambina fosse ancora qui.

      Elimina
    2. Quella (B)ambina c'è, se (T)i (R)incuora più che se fosse cresciuta...

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