Zagara.
Aveva smesso di piovere già da un pezzo. Sulle mani, intirizzite, il gelo apriva scaglie vive e poi vermiglie me le seccava. Alla schiena era andata pure peggio. Il mantello, nero, greve e fradicio mi lambiva la spina dorsale con la passione d'una carezza di ghiaccio, che graffiante mi rizzava dritto a ogni impronta dell'incerto mio incedere. Alle narici, del solo miele l'effluvio. No, non profumava neanche alla lontana di miele d'acacia. Quello lo conoscevo bene. Di agrumi. Folgorante, mi sovvenne. << Di Zagara >>, il Vento, dotto, da dietro le spalle mi soffiò puntuale. I viandanti si sa, fanno razza a sé. Eccentrici. Saggi, talvolta. Conoscono i venti e i venti sanno come riconoscere loro. Si racconta che abbiano due soli compagni. Il bastone, per saggiare. Il vento, per sapere dove andare . Anch'io avevo i miei. E l'altro, presto mi resi conto, non era il bastone. Due uomini che provenivano da direzioni opposte mi ur