Quanta storia dietro un vecchio



Non conquisto nuove terre per recintarle,
le conquisto per conoscerle.

A me non importa se l'amore
impazzisce ancora per il mio odore,
se ho gettato la spugna o deposto le armi.
Quello che conta è averlo conosciuto.

Attraverserò la primavera,
poi quella dopo, e altre ancora.
Avrò gli occhi zuppi d'acqua,
saprò tante cose più d'oggi,
altrettante ne avrò dimenticate
e allora mi chiameranno vecchio:
non il saggio, il vecchio.
Quanta storia dietro un vecchio...


[Post Scriptum]
A ogni nuovo respiro, si fa la storia.
Immaginandomi al capolinea, vorrei potermi voltare e abbandonarmi a un'ultima illusione: aver fatto della buona storia.
Quella che avete letto è una riflessione alla quale sono intimamente legato. La scrissi qualche anno fa, a matita e la scrissi per me.
Davanti, avevo il mio camino. 
Alle spalle, i trentacinque anni che m'avevano veduto bambino, ragazzo, uomo.
Intorno, solo l'abbraccio dei ricordi. 
Lo sguardo, solo in parvenza perduto a discernere tra le fiamme il punto angoloso dalla cuspide. Avrei voluto, forse dovuto, esser nudo per godere appieno della proiezione che al di qua dei miei occhi s'andava saggiando.
Ho provato a immaginare il vecchio che potrei diventare...

Commenti

  1. Che (M)eraviglioso pensiero su cui riflettere...
    Qualora dovessi definire la (S)aggezza, (A)micheTTo caro, la considererei la capacità di fare il punto della situazione.
    Il che esula dall’età anagrafica, perché i momenti dei bilanci sono come le pietre miliari, che scandiscono le tappe lungo la strada o, qualora avessimo più dimistichezza con la segnaletica, i segnali di progressiva chilometrica, supponendo di calcolarli dall’inizio.
    Ci informano dei km percorsi, ci interrogano sulle condizioni del nostro viaggio, ci allertano sul rifornimento e soprattutto tacciono quanta strada manchi ancora, perché per quanti traguardi possiamo raggiungere, non saremo mai arrivati.

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    Risposte
    1. Sono d'accordo con te, mia carissima (A)micheTTa!
      Tuttavia, mi permetto pure di dire che non sempre è un'operazione alla portata di tutti: non né scontato né oggettivamente semplice saper fare il punto della situazione. C'è chi arriverà alla saggezza in tarda età, chi molto prima e chi mai.
      Nella mia riflessione, invece, volevo essere proprio io quel vecchio, con tutte le sue rughe, con tutte le sue artrosi...
      Ho voluto immaginarmi prossimo al tramonto, come un viandante alla fine del viale lungo quanto tutta la sua esistenza, con l'assillo d'un ultimo e unico tarlo: avere fatto del (B)ene. Aver contribuito a creare dei ricordi, aver lasciato una traccia longeva del proprio passaggio. Partire per l'ultimo viaggio senza conti in sospeso, senza posti lasciati vacanti...

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