Questa notte è già domani

Questa notte è già domani



Chi davvero ti vuole bene,
sceglie le parole quando ti parla.

Chi ti ritiene importante,
non ti offende.
Chi davvero tiene a te,
non ti fa sentire come uno straniero,
in patria.
Chi preferisce perdere il suo tempo
piuttosto che trascorrerlo con te,
potrà anche essere una brava persona,
ma,
certamente,
non è quella giusta per te.

Se in cuor tuo credi di meritare
qualcosa in più della pura elemosina,
abbandona il carro vizioso e
affinché in te rimanga ancora traccia di uomo,
dileguati nella notte,
quando tutti dormono,
senza far rumore.
E l’unica ombra che ti porterai dietro,
sarà alla stregua di un brutto sogno.
Questa notte è già domani.

Commenti

  1. Tanto quanto il male si può far per caso, il (B)ene si fa soltanto per scelta.
    Se di certe espressioni pesassimo parola per parola, sapremmo che nel “voler bene” è implicita l’idea che il (B)ene possa essere indirizzato solo a qualcuno che si è innanzitutto voluto.
    Proprio come nell’ “andarsi bene”, c’è già chi sta facendo la valigia.

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    Risposte
    1. Mi perdoni, per caso lei è la famosa (L)ocandiera di cui parlano tanti? ;-) ;-)

      Ordunque, sono molto più che d'accordo: il (B)ene si opera scientemente. Il (B)ene presuppone un forte desiderio di voler rendere qualcuno speciale e dargli tutte le attenzioni che possiamo: si tratta di un (G)odere nel donare. Ma il (B)ene è anche un boomerang, ci ritornerà tutto, perché ci sarà qualcuno per il quale il nostro (B)enessere verrà sempre prima del suo.

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    2. Constato che la mia fama mi precede.
      O sono forse io che la sto inseguendo?!?
      :))
      Chi maneggia un boomerang lo fa con una certa dose di aspettativa, per cui se non tornasse indietro, si convincerebbe di non averlo saputo usare e di aver perso il suo (B)ene chissà dove.
      Da egregia tiratrice, penso al (B)ene più come lo scoccare una freccia: far centro è convincere un bersaglio di essere stato innanzitutto un obiettivo e che il volerlo colpire mirasse solo a (S)tupirlo.

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    3. AmmeTTo di avere di fronte una virtuosa dell'antica arte dell'(A)ffeTTamento :-)
      Sai che mi piace mirare al punto di vista del bersaglio, così come me l'hai proposto?
      Sapevi che anche questo fa parte del paniere del (B)ene e del farsi del (B)ene?

      Ti do la mia visione: il lavoro per il raggiungimento dell'agognato (B)ene, non termina con il fine corsa della freccia. Scocchiamola e poi seguiamone la traiettoria fino al bersaglio. Se non facesse centro (il che può accadere), non scocchiamone un'altra, ma andiamo a raccogliere quella decentrata perché in essa c'è un pezzo di noi e tanta intenzione e per questo possiede (V)alore. Non c'è nulla di male nel consegnarla poi nelle dirette mani del vero destinatario, senza timori né metafore: perché fa tanto (B)ene sentirsi un (B)ene.

      E da lì, lo (S)tupore: che sempre è (M)eraviglia.

      Elimina
    4. Il gesto di consegnare la freccia, che rimedia all’aver mancato il bersaglio, è segno che se possiamo dare senza amare, non possiamo amare senza dare.

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    5. Forse bisogna solo accettare il fatto che esistano (C)ose più grandi di noi, che sanno cullarci come solo le (P)iccole cose sanno fare.

      Ti (A)uguro la mia dolce notte...

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